Lampi autobiografici

Riforma ortografica — Mettendo in pratica cuel teorico: «Scriviamo la lingua italiana come la pronunciamo», elimino le lettere che tralasciamo parlando. Cueste sono: la h, là dove non (h)à alcun valore fonetico; la i nei suoni dolci ce, sce, ge e nel suono gna (verbi in gnare alla prima persona plurale del presente) e la q che à il medesimo suono della c dura. L’eliminazione del cuindicesimo segno alfabetico comporta che sulla i e sulla a dei miei cuí e cuà l’accento va. È la mia riforma ortografica dal 1989: non pretendo che la si adotti…

Mi chiamo Salvatore Corrado, alias Acreàstro Ennannellòro

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Mineo (Sicilia)
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Anno 1951-59 — Vedo la luce in Sicilia, nel Catanese, a Mineo, terra natia di Luigi Capuana, il 5 dicembre 1951. Nasco andicappato in seguito a un parto difficile. L’andicap consiste in difficoltà motorie anche nel parlare. Cuasi un mese dopo, il 2 gennaio 1952, mi dichiarano all’anagrafe. Non frecuento alcun istituto scolastico. I miei genitori vogliono risparmiarmi di essere ulteriormente maltrattato, anche da cualche adulto. È sufficente che succeda già cuando disubbidendo esco con la speranza di giocare… Mia madre mi insegna a leggere e a scrivere all’età di 6-7 anni con l’aiuto del sillabario. Nel 1959 viene al mondo mia sorella.
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Friburgo (Svizzera)
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Anno 1960-61/62 — Emigriamo nella Svizzera tedesca nel 1960. Il capofamiglia ci precede di cualche mese. Cuindi, dopo pochi mesi, ci trasferiamo nella Romandia, a Friburgo, città universitaria bilingue: francese e tedesca. Abitiamo en basse ville, rue d’Or 1. E poco dopo mia sorellina e io dobbiamo rimpatriare, per motivi di legge sull’emigrazione. Rimaniamo alcuni mesi dai nonni materni. La notte di Natale ricevo la prima comunione, da solo. Nessuna festa, neppure il documento che attesti l’accaduto. Ma ciò che accade vale tutte le feste e tutti gli attestati del mondo. In chiesa mi appare Gesù sorridente: assomiglia al Gesù dipinto nel cuadro che pende sulla testiera del letto di ferro dei nonni. Già bambino so che cuella è una mia proiezione. Cuindi nessun fanatismo né da parte mia né da parte altrui, anche perché non lo dico a anima viva. E nel 1961 o ’62 arriva il giorno del ricongiungimento con i genitori. Tornato nella Svizzera romanda, imparo presto a parlare, a leggere e a scrivere il francese, meno il tedesco, giocando fuori coi ragazzi.
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Anno 1965-66 — Circa tre-cuattro anni dopo, inizio a andare a scuola. Il primo anno frecuento una scuola elementare per ragazzi con difficoltà di apprendimento. Il primo trimestre lo passo sui banchi della terza classe, alla fine del cuale mi promuovono in cuinta. Termino l’anno con 5,1 di media. In terra elvetica il massimo dei voti è il 6. Mi trasferiscono in una scuola normale, l’Ecole des Neigles, retrocedendomi in cuarta, nella classe di terza e cuarta.
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Anno 1966-67 — Nel secondo o terzo trimestre della cuarta elementare inizio a scrivere, dopo aver visto una trasmissione televisiva destinata ai giovani, durante la cuale cuel pomeriggio si dà a alcuni ragazzi l’occasione di leggere una loro poesia. Scommetto con me stesso di essere capace anch’io di comporre. Cualche mese dopo conio il mio primo pseudonimo: Beat-Wind (Vento Battente). Finisco il mio secondo anno scolastico rasentando il 6: 5,73. Scrivo cuindi dal 1967.
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Anno 1967-68 — Dalla cuarta mi promuovono in sesta. L’Assicurazione invalidità (AI) mi dota di due macchine per scrivere elettriche color verde identiche: una in classe, l’altra a casa. Una griglia ne ricopre le tastiere perché non pigi due o più tasti insieme. Con la macchina in classe abbrevio un poco i tempi nel seguire i dettati e nel comporre i temi. Cuella a casa, in sostituzione di una vecchia Remington nera di seconda mano, mi serve per fare i compiti e per battere i miei scritti. Alla fine della scolarizzazione l’AI si riprende la macchina per scrivere usata a scuola. Nella classe di cuinta e sesta i miei voti cominciano a scemare. Non sopporto il modo violento di comportarsi del nuovo maestro, mai nei miei confronti perché non gliene dò motivo. Finisco la sesta con la media di 5.
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Anno 1968-69 — Alle scuole secondarie odio tutte le materie, perché per me inizia il calvario della solitudine. Dal mio arrivo in Svizzera fino alla sesta elementare, non so più che cosa significhi esser preso in giro, perfino a sassate. Ma ora nessuno si interessa più a me fuori della classe. Cioè durante la ricreazione la corte sprizza vitalità da ogni poro: vi si svolgono giochi violenti, o cuantomeno proibitivi per me. Perciò rimango da solo… Termino il primo anno con la media di 4,34. Così il primo trimestre del secondo anno abbandono gli studi.
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Anno 1970 — Dal 13 gennaio al 22 dicembre 1970 frecuento all’Ecole Bénédict i corsi di dattilografia (finiti con la media di 5,25), corrispondenza francese (4,75) e ortografia (4). Inoltre, dopo aver seguito per corrispondenza da Losanna un corso di italiano, durato circa nove mesi, e avendone superato con successo l’esame, il 15 settembre l’Ecole de langues méthode naturelle mi rilascia il diploma. E, dopo essermi sottoposto a un esame nella sede milanese della Socetà Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), il 9 ottobre mi si comunica da Roma che vi sono iscritto come autore della parte letteraria. Poi mi si riconosce lo pseudonimo di Ilprato.
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Anno 1971-77 — Rimango senza lavorare fino al 1971. Sogno che presto entrerò a far parte del mondo dello spettacolo, inizialmente come paroliere. Ma esula dalla SIAE il compito di venire incontro agli iscritti nella ricerca di collaboratori. Così, alcuni mesi dopo l’iscrizione, ne chiedo l’annullamento. Mantengo invece per alcuni anni, forse fino al 1983, lo pseudonimo di Ilprato. Nel 1971, se non erro, traslochiamo in città, nel cuartiere di Beauregard, chemin de Bethléem 3. All’inizio del 1972 l’AI mi trova il primo impiego presso la ditta Cafag S.A., una fabbrica di cartonaggio. Il mio lavoro consiste nel perforare, per mezzo di una particolare macchina per scrivere elettrica dalla grandezza di una scrivania, una serie di codici su schede di cartoncino rettangolari da introdurre poi nel cervello elettronico per i vari programmi di lavorazione. Non rammento il motivo per il cuale mi licenzio cualche mese dopo, molto probabilmente perché l’azienda dista troppo. Così l’AI si riattiva per un’altra sistemazione. Il 21 agosto comincio come impiegato del servizio addressograph (reparto in cui si stampano gli indirizzi) presso l’Imprimerie et Librairies Saint-Paul S.A.  (Tipografia e Librerie San Paolo S.A.), da dove esce il cuotidiano La Liberté (La Libertà). Vi svolgo l’attività di stampatore d’indirizzi. Batto su placchette di zinco rettangolari gli indirizzi dei nuovi abbonati, anche cuì mediante una particolare macchina per scrivere elettrica dalle dimensioni di uno scrittoio. Cuando occorre, sostituisco con le placchette nuove cuelle consumate dalla stampigliatura. Inserisco ogni placchetta con l’indirizzo nell’apposito telaio metallico. Messo cuesto supporto nella piccola stampante manuale, stampiglio l’indirizzo su un piccolo rettangolo di cartoncino per creare l’etichetta del telaio. Classifico i telai in ordine alfabetico per cognome, nome e località nei rettangolari contenitori di metallo che formano i cassetti d’un mobile. Ogni sera cuest’ultimi vengono immessi nella grande stampante elettrica per imprimere sulle fascette di carta gli indirizzi. Nel 1973 viene al mondo mio fratello. Nel 1975 mi faccio iniziare alla Meditazione Trascendentale secondo l’Insegnamento di Maharishi Mahesh Yogi. Visti i progressi psicofisici raggiunti (per esempio radermi da solo dopo nemmeno un anno dall’iniziazione), peccato non aver avuto l’opportunità di esservi iniziato all’età di tre-cuattro anni!… Un giorno mi schiaccio l’indice o il medio sinistro abbassando il braccio della piccola stampante. Il colpo è talmente forte che non sento alcun dolore. Nondimeno il mio primo e unico incidente sul lavoro mi costringe a tenere il dito a riposo per una settimana. Rimango alle dipendenze della Saint-Paul SA fino alla fine del mese di marzo 1977.
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Lugano (Svizzera)
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Anno 1977-2004 — Alla fine di marzo 1977 raggiungo i miei nella Lombardia svizzera, nel canton Ticino, a Lugano, dove si sono trasferiti da cualche mese. E il 1° di aprile comincio a lavorare presso la TBS, Tipografia La Buona Stampa. È il primo giorno dei miei ventisette anni di lavoro nella Svizzera italiana. Inizio come ausiliare linotipista, detto anche tastierista. Con una macchina per scrivere elettrica sempre di grandi dimensioni trascrivo, perforandoli in codice alfabetico su un nastro di carta da consegnare arrotolato al linotipista, vari scritti: da articoli giornalistici a testi commerciali/pubblicitari a libri e a bollettini parrocchiali. Cuesto per circa sette anni. Poi, dal 1984 al 2004, esercito il mestiere di correttore di bozze, cuindi passano sotto i miei occhi e la mia penna anche differenti testate, come Giornale del Popolo, Popolo e Libertà, San Bernardino, Corriere degli Italiani,... senza dover seguire alcuna formazione, perché me ne ritengono all’altezza. Nel 2004 termino la mia carriera lavorativa, licenziato per mancanza di lavoro. Ciò che fa la tecnologia, con l’invasione dei computer, è erodere la presenza dei collaboratori umani.
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Anno 1967-1977 — Duncue il primo passo sul cammino della scrittura lo muovo in francese, un pomeriggio primaverile o d’estate del 1967, in groppa a un cavallo bianco al galoppo verso la libertà. Peccato che non trovi più la poesia! Da allora, incoraggiato anche dal mio terzo maestro elementare e dai compagni di classe, non smetto più di scrivere. È forse anche merito dei geni paterni? Durante il servizio di leva mio padre, morto nel 1988, impara a leggere e a scrivere. Verga anche lettere private e d’amore richiestegli dai commilitoni. Allora compone alcune poesie che porta in patria, finita la guerra. Ma cuando lascia la casa dei genitori, unitosi in matrimonio con mia madre, non le trova più. Cuindi da cuel pomeriggio continuo a scrivere. Il maestro, d’origine italiana, e la classe manifestano orgoglio per il loro poeta. Cualche anno dopo, mando una poesia al settimanale  L’Illustré (L’Illustrazione). Non la pubblicano perché la ritengono infantile, anche se carina. Be’, una poesia dal titolo Je ne suis qu’un enfant (Non sono che un bambino) può essere soltanto infantile, o no? Je voudrais porter la paix dans le monde, / Mais je ne suis qu’un enfant… (Vorrei portare la pace nel monde, / Ma non sono che un bambino). La critica si basa sulla povertà lessicale. Mi incoraggiano a arricchire il mio vocabolario. Posso lasciar perdere. Tanto a che mi serve scrivere? E invece mi trasformo in un animale famelico di parole sconosciute. Altri si metterebbe a leggere libri, rischiando d’imbattersi in pochi vocaboli mai sentiti. Io divoro dizionari nei cuali inciampo davvero in voci e locuzioni mai udite di cui arricchirmi. Invano, purtroppo, perché cuesto fare all’amore con le parole mi figlia versi, racconti, opere teatrali e un romanzo — di cui non rammento il titolo e che poi distruggo — che sembra capisca soltanto io. Adesso si dice ch’io sia troppo difficile. Tuttavia nessuno si prende la pena di spiegarmi che cosa intende prima con troppo infantile e ora con troppo difficile, cervellotico,… Così finisco dicendo, col Mugnaio di Jean de La Fontaine: «“Sono Asino, è vero, ne convengo, lo confesso; / Ma che d’ora in poi mi si biasimi, mi si lodi; / Che si dica cualcosa o si dica nulla; / Voglio fare a modo mio”. Lo fece e fece bene» (mia traduzione). Ossia non mi curo più dei pareri altrui e continuo a percorrere il cammino imboccato.
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Anno 1977-1991 — Poi sento il bisogno di partorire il mio Gesù. Cualche mese dopo il 1° aprile 1977 fino al 1991, annoto i miei pensieri, le mie idee, le mie riflessioni e le mie fantasie, suffragati e/o arricchiti da scoperte casuali. Articoli di giornale, citazioni, trasmissioni televisive — riguardanti ciò che sento di dover scrivere — mi trovano anche lungo gli anni in cui vado scrivendo, rivedendo, ampliando l’opera che intitolo L’Altro Vangelo secondo Acreastro Ennannelloro (poi le cambio cuattro volte titolo, fino a Ecco il mio Gesù!). In cuesta fatica attuo adesso per mezzo delle parole ciò che faccio da piccolo con aghi, spilli,… ovvero libero Gesù: allora dalla croce e dalla colonna di carta (i santini finiscono per strapparsi), ora dalla croce e dalla colonna delle convenzioni… Dato che non cerco in maniera attiva le notizie anzidette, ovvero m’imbatto in esse per caso, vuol dire che non sempre le conservo o le appunto; tuttavia mi rimangono impresse. Così alcuni o molti riferimenti, ai cuali attingo ove occorra, li trascrivo a memoria. Le poche, perciò lacunose ricerche, che intraprendo consultando enciclopedie italiane e francesi, riguardano geografia, mitologia, religione e storia. Il lavoro — estraneo alla new age (nuova era), di cui sento parlare negli anni ’90 — comincio a scriverlo nel mese di dicembre del 1991. Termino la prima stesura nel 1997.
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Anno 1989-2008 — Ma prima de L’Altro Vangelo secondo Acreastro Ennannelloro scrivo in circa due anni, 1989-1991, un romanzo intitolato La chiameremo Atanàsia. Vi racconto la storia alcuanto insolita di un maestro elementare che a un certo punto suggerisce che l’ortografia italiana andrebbe riformata… L’editore Casagrande di Lugano lo trova «esplosivo», ma non accetta di pubblicarlo. Per cuale motivo o pretesto non rammento. Leggere l’epiteto «esplosivo» per me è di per sé un bel riconoscimento. Però perché non me lo restituisce? Già, perché? È la prassi… A casa degli editori, forse. A casa mia no! Così gli scrivo di rendermelo, perché è l’unica copia che possiedo (non ò ancora il computer). Col trascorrere degli anni, realizzo che i miei testi sono effettivamente complicati, incomprensibili. Rischio così di esser letto soltanto da un pubblico assai ristretto e non facile da trovare. Nel 1997 inizio a effettuare una revisione del romanzo, per renderlo più comprensibile. Tuttavia non scendo a compromessi per ciò che riguarda i miei pensieri, le mie certezze,… e non scado nella banalità per compiacere. Ma interrompo cuasi subito la revisione per procedere alla stesura definitiva de L’Altro Vangelo secondo Acreastro Ennannelloro, 1997-2000. Sicché cuesto lavoro finisce con l’essere il primo in cui mi impegno a scrivere in modo meno difficile (spero esserci riuscito). E nel cuale, tra l’altro, approfondisco cuanto risulta forse soltanto accennato in La chiameremo Atanàsia, opera che riprovo a rivedere e correggere nel 2008…
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Anno 1997-2016 — Duncue la stesura definitiva de L’Altro Vangelo secondo Acreastro Ennannelloro dura circa tre anni: 1997-2000. So che mi si darà dell’eretico, ma mi sostengono l’apostolo Paolo e l’evangelista Giovanni. Cuest’ultimo scrive alla fine del suo vangelo: «Vi sono molte altre cose fatte da Gesù che se si volesse scriverle a una a una il mondo intero, credo, non potrebbe contenere i libri che si dovrebbero scrivere». Mi piace pensare che Giovanni vedrebbe nella mia opera uno dei «libri che si dovrebbero scrivere» e che citerebbe di certo l’apostolo: «Purché… Cristo sia annunciato». Il fatto che non siano stati scritti i libri che avrebbero dovuto esserlo autorizza pure il ricorso alla fantasia. E Paolo ripeterebbe: «Purché… Cristo sia annunciato». Ma chi o che cosa è davvero Cristo? Tra giugno 2000 e aprile 2005 procedo a apportarvi alcune correzioni d’autore. Nel 2005 accentuo il mio nome d’arte — Acreàstro Ennannellòro —, perché molti faticano a pronunciarlo, e cambio il titolo del libro con: L’Altro Vangelo — Il figliol prodigo — Il vero Peccato originale, le inevitabili conseguenze e la salvezza della creazione! Poco dopo, gli dò un altro titolo: Un Libro Male-Detto, perché chi non può o non vuol capirmi ne dirà forse male, da cuì il trattino fra Male e Detto. Dal 2005 al 2009 procedo a altre correzioni d’autore. Una delle domande che mi pongo è: «E se Cristo non potesse salvarci perché, deposto dalla croce di legno, l’abbiamo appeso alla croce delle convenzioni?». Dedico il volume a chi, come me, non à bisogno di miti, di dogmi, di religione,… per dichiararsi sicuro dell’esistenza di Dio, di Maria, di Gesù, di Giuseppe,… Lo vieto a coloro che non sono sicuri che Dio, Maria, Gesù, Giuseppe,… esistano fuori dal vecchio e nuovo testamento, dalla religione, dai dogmi, dai simboli,… duncue a cuanti credono in Dio, in Maria, in Gesù, in Giuseppe,… ma non sono sicuri né che il primo esista, né che gli altri siano esistiti. Il 2 maggio 2011 accetto entusiasta l’ispirazione di nominare la fatica: Ecco il mio Gesú!, titolo finalmente definitivo. Il 5 maggio 2014 perdo il file, documento contenente più di 600 pagine in A5. Ma niente panico e niente scoraggiamento: ò la versione in pdf. Ricorro al famoso copia-e-incolla e recupero il testo. E, effettuando una nuova impaginazione e un’altra disposizione dei testi, continuo sia a rivederlo, sia a accogliere ispirazioni dell’ultimo minuto…
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ALTRO
Concorsi canori  Con lo pseudonimo di Ilprato, nel 1973 partecipo, a San Bartolomeo al Mare, all’«Oscar della Canzone con Daniele Piombi», promosso dall’Organizzazione Mocchi. Non rammento né il titolo del mio testo né il compositore né il nome del piccolo interprete. È la prima volta e sono emozionato… Il 28 e il 29 aprile dello stesso anno, al Lido di Luino, prendo parte a «La Corrida con Corrado», invitato dall’Organizzazione citata, con un testo dal titolo «Mamma ritornerò», musicato dal maestro Nani, big del ballo liscio, e interpretato da un giovane, Vittorio Villa. Ci classifichiamo al primo posto nella serata eliminatoria, tra 50 canzoni in gara, e al cuarto posto nella finale, tra le 25 canzoni rimaste. Anche Corrado fa capire che c’è del losco. Un mese dopo, il 30 maggio, partecipando alla «Festa della Mamma», al Blu-Notte di Milano, io col testo «Ed io ti balbetto piano…», ci guadagnamo il terzo posto. Col mio vero nome, Salvatore Corrado, nel 1987 concorro in Svizzera, a Lugano, al «Festival della canzone per bambini», che si svolge al Palazzo dei Congressi, col testo «L’ape regina», musicato dal maestro Bruno Carolli, violinista della Radiotelevisione della Svizzera italiana, con l’arrangiamento del maestro Mario Robbiani, direttore d’orchestra di musica leggera di Ponte Tresa Italia, e interpretato splendidamente da Chiara Seddio, una bambina di otto anni, e preferito da 100 spettatori, meritandoci così il cuarto posto. Il brano vincitore ottiene poco più di 100 voti. Pure cuì la faccenda non è chiara… Tutto il mondo è paese.
Concorsi letterari  Il 1974 invio al «Concorso letterario nazionale di poesia, narrativa e saggistica “Alma Roma”», indetto da Enel Roma, un racconto intitolato «L’ultimo valzer a Vienna». Il titolo parafrasa cuello del film di Bernardo Bertolucci, «Ultimo tango a Parigi», dramma erotico del 1972. Mi classifico al cuinto posto. Nel 1981, tre mie poesie sono premiate dalla «Fraterna Unione Artisti Italo-Svizzeri», a Ponte Tresa Svizzera.
Pubblicazioni  Nell’anno 1981, pubblico in Italia, a mie spese, una raccolta di poesie, Ed. Rebelllato (di Jesolo?), intitolata «Un’Aurora», con lo pseudonimo di Ilprato. Nel 1987, col nome anagrafico Salvatore Corrado, pubblico, sempre a mie spese, «L’Anima», un’altra raccolta di poesie, Edizione La Buona Stampa, Massagno-Lugano. Nel 2008, le Edizioni Svizzere per la Gioventù, definendolo «una bella storia», pubblicano un mio scritto. Si riservano tutti i diritti, versandomi un compenso unico pari alla somma ricavabile dalla vendita di un centinaio di copie. Firmo il contratto senza esitare, perché è l’unico modo per ottenere una vera pubblicazione, in cuesto caso cuella di un racconto per bambini dal titolo «Il sogno di Napoleone». Dall’uscita al 2017 ne sono stati venduti 1542 esemplari: «miracolo» possibile soltanto con un vero editore. Le stampe precedenti sono autoedizioni, perciò fallimentari in partenza, giacché non possiedo i mezzi, neppure finanziari, per promuoverle. Nel 2011, pubblico un lavoro dal titolo «Ancora paura della fine del mondo?», Photocity Edizioni, un’altra autoedizione che però, con cuest’editore in rete, non devo pagare: basta che la promuova. (Per una promozione davvero mirata occorrono conoscenze e soprattutto soldi. Cuindi è più la spese di energie e di soldi che il guadagno. E gli editori, che dovrebbero pubblicizzare gli autori e le opere, si vedono fare pubblicità gratuitamente). Mi ispira il saggio una definizione sibillina (almeno per me allora lo è) trovata casualmente nello vocabolario: «Ariete, astronomia, costellazione nella quale, duemila anni or sono, si trovava l’equinozio di primavera».
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Vere e proprie autoedizioni — Col diminutivo di Salva («versione» ticinese ) e non «Salvo»,  autopubblico «Alla mia per ora… assente dal volo di tre cigni» nel 1991, un poema, lavoro realizzato su fogli A5 con una macchina per scrivere elettrica, fatto stampare e rilegare in 100 copie. Con lo pseudonimo di Acreastro Ennannelloro non accentato, autopubblico sia «Le avventure d’una goccia di pioggia» nel 1997 (che poi rivedrò, amplierò, cambiando il titolo in Stilnàrbore ), racconto per adulti, testo battuto su fogli in A5 per mezzo di una macchina per scrivere computerizzata, fatto stampare e rilegare in 100 copie; sia «L’Altro Vangelo secondo Acreastro Ennannelloro» nel 2000, su fogli A4, 305 pagine scritte al computer, fotocopiate e rilegate in 20 copie. E firmato Acreàstro Ennannellòro, cioè col nome d’arte accentato, «L’Altro Vangelo — Il figliol prodigo — Il vero Peccato originale, le inevitabili conseguenze e la salvezza della creazione!» nel 2005, su fogli A5, 605 pagine realizzate al computer, fotocopiate e rilegate in 100 copie (trattasi de L’Altro Vangelo secondo Acreastro Ennannelloro che, come detto, intitolerò definitivamente Ecco il mio Gesù!).
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Firme — 1967 «Salvatore Corrado», nome e cognome anagrafici; 1967 «Beat-Wind», primo pseudonimo; 1970 o 1971 «Ilprato», pseudonimo scelto dalla SIAE, tra alcuni da me proposti; 1980 o 1981 ritorno a «Salvatore Corrado»; 1989 o 1990 «Salva», abbreviazione di Salvatore; 1991 «Acreastro Valdoro», anagramma di Salvatore Corrado; 1991 «Acreastro Ennannelloro», nome d’arte definitivo, accentuato nel 2005, e cioè Acreàstro Ennannellòro, il cui significato nascosto è: «È nato, cresce e crea un astro rosso nell’oro» (A = «inizio»; cre = radice di «crescere» e di «creare»; astro = «stella»; enna = «rosso»; [n]nell = «nell’»; oro = «oro»).
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2014 sito — Nel mese di luglio 2014, grazie alla generosità finanziaria d’un amico di famiglia, compro la piattaforma di cuesto sito.
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2-18 gennaio 2018
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Aggiunta (27 novembre 2020) — Forse non posso essere definito uno scrittore, ma sono stato riconosciuto come «autore della parte letteraria» dalla SIAE, Società della cuale non faccio più parte da anni, perché dai suoi compiti esula il mettere in contatto gli iscritti tra loro.
Ora, il fatto:
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   √ che «Il sogno di Napoleone» sia pubblicato da un vero editore (ESG, Edizioni Svizzere per la Gioventù) che à definito il mio racconto per bambini una bella storia;
   √ che dall’uscita (2008) al 2019 ne siano state vendute 1609 copie,
   √ che si trovi anche nel Catalogo-ESG 2020;
   √ che io non abbia dovuto intraprendere alcuna campagna promozionale (su Facebook lo promuovo di mia iniziativa),
   √ che, se non valesse, non l’avrebbero edito neppure a condizione che rinunciassi ai diritti d’autore (vi rinunciai perché per me era più importante che un mio lavoro avesse una vera pubblicazione — mi fu versato un compenso unico pari alla vendita di 100 esemplari, cioè circa CHF 600),
   √ che per contratto, se verrà stampato da un altro vero editore e/o adattato cinematograficamente, mi spetterà il 60% dei diritti d’autore,
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mi autorizza a ritenermi un… noto… «autore della parte letteraria», appunto, titolo col cuale fui ammesso molti anni addietro alla SIAE che, come detto, scelse il mio pseudonimo «Ilprato», tra alcuni da me proposti.
Il mio primo nome d’arte, anch’esso da me coniato poco dopo aver iniziato a scrivere, nel 1967, era, come visto, «Beat-Wind» (Vento Battente), alludendo ai Beatles…
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Aggiornamento: vendite de il-sogno-di-napoleone
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Ascensore!

© 25 luglio 2014 e-Editrice WenneW — LEGGE 22.4.1941, N. 633 PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE – Testo consolidato al 7.3.2008: 1. 1) Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica ecc., qualunque ne sia il modo o la forma di espressione. 1. 2) Sono altresì protetti i programmi per elaboratore come opere letterarie ai sensi della Convenzione di Berna sulla protezione delle opere letterarie ed artistiche ratificata e resa esecutiva con legge 20.6. 1978, n. 399, nonché le banche di dati che per la scelta o la disposizione del materiale costituiscono una creazione intellettuale dell’autore. 2. In particolare sono comprese nella protezione: le opere letterarie, drammatiche, scientifiche, didattiche, religiose, tanto se in forma scritta quanto se orale. Ecc.